Cartoon
Club/Guaraldi Presentano Mario
A. Rumor THE ART OF EMOTION Il Cinema d'animazione
di Isao Takahata Avete
presente quei vecchi cartoni animati dell'infanzia che riunivano genitori e figli
davanti alla tivù? I loro nomi sono familiari, come quelli di amici
cari, e talvolta si riaffacciano dal piccolo schermo televisivo: Heidi,
Marco, Anna dai capelli
rossi. E sì, anche il famigerato ladro gentiluomo Lupin III
che proprio quest'anno compie quarant'anni di onorata carriera, tra fumetto e
cinema d'animazione. Dietro
quei nomi se ne nasconde però un altro, quello di Isao Takahata.
Il nome di un regista di cartoon grazie al quale Hayao Miyazaki - altra personalità
che sicuramente moltissimi ormai conoscono e apprezzano in Italia - ha saputo
trovare la strada che l'avrebbe condotto al successo per dimorare nell'olimpo
dei Maestri indiscussi del cinema d'animazione (peraltro ricompensato sempre da
ottimi incassi in patria e da quel premio Oscar che nel 2003 è scivolato
nelle sue mani grazie al film La
città incantata). Per
lungo tempo Hayao Miyazaki è sembrato il solo nome da ricordare con affetto
e gratitudine per quanti fin da subito (anno più, anno meno) ne hanno ammirato
la docile e poetica visione di un mondo dominato da fantasia e straordinaria forza
dell'immaginazione. Per lungo tempo i nomi degli amici televisivi che ci guardavano
dal ritaglio schermico della tivù gli sono stati in gran parte attribuiti,
quasi per facilitare le cose, dimenticando che un cartoon o un film d'animazione
è in realtà opera collettiva fatta da tantissime persone. Ma
di questo il grande pubblico è incolpevole. Probabilmente perché
sono mancati gli strumenti per meglio approfondire un discorso e tentare di migliorare
quelle vie di accesso che l'animazione nipponica per lungo tempo è sembrata
restia a spalancare all'Occidente. Fortuna che i tempi sono pure cambiati.
Oggi i nomi di quegli amici televisivi (a cui se ne sono nel frattempo aggiunti
altri, in parte recuperati dal bagaglio di memorie, in parte creati ex novo da
quella fucina di grandi talenti che è lo Studio Ghibli, lo studio di Miyazaki)
reclamano a gran voce la presenza del loro padre "biologico" sulla scena;
colui che prendendo a prestito le loro storie da celebri romanzi per l'infanzia
li ha trasformati in fortunati serial per la tivù o in straordinari lungometraggi
per il grande schermo. Spesso accompagnati da premi prestigiosi e riconoscimenti
internazionali. Isao
Takahata è il nome di cui abbiamo bisogno per fare i conti con quel passato
di ricordi e con un presente dove - almeno in Italia, ancora a digiuno rispetto
ad altri Paesi - i suoi lavori finalmente non sono più confusi con quelli
dell'amico ed ex allievo Hayao Miyazaki. L'occasione arriva dalla pubblicazione
di un libro, "The Art of Emotion - Il Cinema d'animazione di Isao Takahata",
proposto ai lettori italiani (e non solo) da Cartoon Club e Guaraldi. Non
un semplice saggio monografico su un regista che da tempo meritava lo sdoganamento,
ma un libro che guida l'appassionato in un mondo altro fatto di curiosità,
tracce da seguire per meglio definire la personale passione per l'animazione,
e con una ricchezza di spunti critici come mai prima d'ora un libro sui toon giapponesi
aveva osato fare. È il primo studio in Occidente dedicato a un Maestro
dell'animazione che da oltre quarant'anni ha saputo raccontare la quotidianità
degli esseri umani con lucidità di vedute e straordinario acume psicologico.
Un artista che vive ai margini dell'industria degli anime, in possesso da sempre
di un tocco riconoscibile ma lontano da mode e pensieri leggeri. Anzi, il suo
è un cinema proprio "pesante", carico com'è di quel fardello
rappresentato dall'ampia gamma di sentimenti ed emozioni che gli esseri umani
si portano dietro nella vita. Eppure a suo modo confortevole e vivace. Immancabilmente
poetico. Quale
migliore occasione dunque per riscoprire la giusta angolatura di questa storia
se non conoscere l'artista e l'uomo Isao Takahata attraverso la lettura di questo
libro? L'alibi è bello che pronto, i personaggi in scena numerosi e
affiatati, l'ambientazione mutevole, l'occasione unica. In 400 pagine illustrate
con foto a colori, "The Art of Emotion" vi riporta là dove tutto
è cominciato (se siete fra coloro che amano il cinema di Hayao Miyazaki,
ma anche fra chi è interessato a scoprire un volto inedito degli anime
giapponesi). E lo fa con una mole impressionante di informazioni e materiali che
iniziano dalla prima pagina e terminano davvero con l'ultimissima. Il tutto
impreziosito da una Prefazione appositamente scritta dal regista Michel Ocelot
(Azur e Asmar, Kirikù e la strega
Karabà) che di Takahata è amico e grande ammiratore. Probabile
allora che i nomi degli amici televisivi di cui sopra, alla fine del viaggio iniziato
con "The Art of Emotion" risultino ancora più cari. Se non altro
maggiormente familiari. E non solo loro. Dalla
quarta di copertina: Per lui va matta un'intera generazione di spettatori
e non necessariamente di estrazione otaku. Un'intera generazione innamorata di
personaggi televisivi come Heidi, Marco, Lupin III, Anna dai capelli rossi. Ma
non solo. Perché Isao Takahata, protagonista assoluto delle pagine di questo
saggio, è uno dei più importanti e apprezzati registi di cinema
d'animazione e maestro del più celebre Hayao Miyazaki, premio Oscar per
La città incantata, con il quale ha fondato a Tôkyô lo Studio
Ghibli. Per la prima volta un libro ripercorre l'entusiasmante carriera di
un uomo innamorato di arte e letteratura che decise di avventurarsi nel mondo
del cinema per riscoprire il valore della realtà e della poesia ma in animazione.
Ammiratore di artisti quali Yuri Norstein e Frédéric Back, il giapponese
Isao Takahata ha sedotto un'intera generazione di sognatori balzando dall'universo
letterario per ragazzi alle tradizioni di casa sua accendendo e spegnendo come
pochi altri un caleidoscopio di riflessioni e analisi. Un profilo registico che
gli è valso ben presto l'etichetta di "intellettuale" degli anime.
Questo libro, il primo in Occidente a dare voce alla passione artistica di
Takahata, pedina ogni percorso del regista e analizza tutte le opere televisive
e cinematografiche realizzate dagli esordi a oggi. Il tutto impreziosito da uno
scritto introduttivo del regista francese Michel Ocelot, amico e collega dell'artista
giapponese. Informazioni
tecniche: MARIO
A. RUMOR THE ART OF EMOTION - IL CINEMA D'ANIMAZIONE DI ISAO TAKAHATA
400 pagine a colori, Cartoon Club/Guaraldi, Rimini 2007, € 20,00 Prefazione
di Michel Ocelot Presentazione ufficiale a Lucca Comics 2007 Disponibile
in libreria da Novembre 2007 Bio-sketch: ISAO
TAKAHATA Nato nel 1935. Entra a far parte di Toei Animation nel 1959 come
assistente alla regia. Dopo alcuni lavori televisivi, dirige il suo primo film,
Hols, nel 1968. Intraprende un lungo cammino nella serialità televisiva
prendendo parte e dirigendo alcuni classici dei cartoni animati come Lupin III
(1972), Heidi (1974), Marco (1976) e Anna dai capelli rossi (1979). È in
questi anni che conosce un giovane Hayao Miyazaki, l'animatore che diventerà
una leggenda nel mondo del cinema animato, e di cui sarà mentore e maestro
fino a quando insieme fonderanno il celebre Studio Ghibli. In veste di regista
per il grande schermo ha realizzato film amatissimi e premiati nei festival di
settore più importanti come Goshu il violoncellista, Una tomba per le lucciole,
Omohide Poroporo, Pompoko e Yamada-kun. Un nuovo film è atteso per
il 2008. MARIO
A. RUMOR Classe 1973. Si occupa di cinema, serie TV, fumetto e animazione.
Ha collaborato con importanti riviste del settore quali DVD World, eMotion, Scuola
di Fumetto, IF, Widescreen Magazine. Attualmente scrive per le Edizioni Master,
TelefilmMagazine, Retro, Kappa Magazine, Fumo di china, Writers Magazine Italia
e la rivista americana Protoculture Addicts. Cura la versione on-line di MAN-GA!,
lo storico magazine di Yamato Video. Ha pubblicato i saggi Come bambole. Il
fumetto giapponese per ragazze (Tunuè, 2005) e Created by. Il nuovo impero
americano delle serie tv (Tunuè, 2005). È stato inoltre selezionatore
dell'area fumettistica asiatica al Premio Micheluzzi nell'ambito del "Napoli
Comicon" 2006 e 2007. |