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Shirab il ragazzo di Bagdad

Shirab il ragazzo di Bagdad
Shirab il ragazzo di Bagdad
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Nippon Animation
Titolo originale: Arabian Nights Sinbad no Boken
Personaggi:
Shirab, Yasmina, Ali Baba, Ara, Hassan
Autore: Shin'ichi Yukimuro
Regia: Fumio Kurokawa
Produzione: Nippon Animation
Nazione: Giappone
Anno: 1º ottobre 1975
Trasmesso in italia: 1981
Genere: Avventura / Fantasy
Episodi: 42
Durata: 24 minuti
Età consigliata: Ragazzi dai 6 ai 12 anni

Fra i tanti cartoni animati della nostra infanzia, ce n'è uno che i più grandi ricorderanno con affetto ma che, inspiegabilmente, manca dai palinsesti televisivi dagli anni Ottanta, la data della sua prima ed ultima messa in onda.

E' “Shirab, il ragazzo di Bagdad” (titolo originale Arabian Nights Sinbad no Boken), una serie a cartoni animati (anime in questo caso) liberamente ispirata al celebre libro arabo di fiabe “Le Mille e una Notte” e prodotto dalla Nippon Animation nel 1975. Fu trasmesso in Italia su Rai Uno nel 1981 grazie ad un accurato doppiaggio, realizzato dalla Emi.

Nei cinquantadue episodi che compongono la serie si raccontano le avventure di Shirab, l'irrequieto figlio adolescente di un importante mercante di Bagdad, un animo ribelle sempre alla ricerca di nuove emozioni. Shirab trascorre le sue giornate a combinare guai e sognare di scappare lontano, ma ama anche ascoltare i racconti fantastici dello zio Alì Hassan che, essendo capitano di una nave mercantile, riesce sempre a narrare tantissime avventure che ha personalmente vissuto in giro per il mondo. E' proprio lo zio che regala al ragazzino, di ritorno da uno dei suoi viaggi, un uccello parlante a cui verrà dato il nome Yasmine e che diventerà fedele compagno di Shirab in tutte le successive puntate. Una sorta di saggio compagno di viaggio, un po' mamma e un po' compagna di giochi, che sa sempre dire la cosa giusta al momento giusto, spingendo spesso il giovane scapestrato a riflettere prima di agire.

Shirab il ragazzo di Bagdad
Shirab e Yasmine il merlo parlante
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Nippon Animation

Deciso a vivere anche lui le avventure meravigliose che fino ad ora ha solo sentito in numerosi racconti - pezzi di una vita che lui vorrebbe ma che vivono altri - Shirab decide, contro il parere del padre, di imbarcarsi insieme allo zio per iniziare il giro del mondo. Ma l'imprevisto è dietro l'angolo e non è di quelli facilmente risolvibili. La nave su cui viaggiano, infatti, viene attaccata da una balena gigante e il ragazzino e lo zio fanno naufragio su un'isola deserta. Qui, perso lo zio in modo rocambolesco, dovrà imparare a cavarsela da solo, con l'unico aiuto di Yasmine e dei suoi due nuovi amici, Aladdin detto Ara e Alì Babà. Inizieranno una serie di avventure incredibili, spesso disseminate di pericoli e difficoltà, durante le quali incontrerà strani personaggi, alcuni usciti direttamente dalle fiabe arabe, come i quaranta ladroni o Sherazade, la bellissima e misteriosa principessa. Ma ci sarà spazio anche per mostri marini, sirene, maghi ma anche lillipuziani e draghi. E come in ogni storia arabeggiante che si rispetti, Shirab si troverà anche ad avere a che fare con il Genio della lampada e tanti tappeti volanti.

Ma per capire meglio la storia e l'intreccio non c'è nulla di meglio che guardare le prime puntate che, da subito, riescono a rendere effettivamente l'idea dell'intera serie.

Quello che colpisce prima di ogni altra cosa sono i colori delle animazioni. Tutti incentrati sui toni del giallo, dell'arancio e dell'ocra, riportano subito al mondo arabo e fanno passare in secondo piano anche i disegni piuttosto semplici, dal tratto infantile, che si muovono a scatti su una scena poco definita e quasi priva di particolari. Tutte caratteristiche che non intendono assolutamente nascondere la destinazione di questa serie, rivolta ad un pubblico molto giovane.

Shirab il ragazzo di Bagdad
Shirab il ragazzo di Bagdad
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Nippon Animation

Le prime puntate sono tutte incentrate sul rapporto di Shirab con la sua famiglia, quasi del tutto priva di figure femminili. Il padre, un uomo tutto di un pezzo che sogna per il figlio un futuro agiato e tranquillo simile al suo, non riesce ad accettare l'idea che il figlio non voglia seguire le orme paterne e portare avanti il commercio che, tra l'altro, fa della loro una delle famiglie più in vista di Bagdad. E poi c'è lo zio Alì che, contraltare del padre, è tutto quello che Shirab vorrebbe essere nella vita: libero, avventuroso, con negli occhi quella voglia di viaggiare e di scoprire ciò che il mondo può offrire, che il piccolo Shirab vede anche nei suoi stessi occhi ogni volta che si guarda allo specchio. Questa contrapposizione crea non poche difficoltà al ragazzo che, di fondo, vuole bene sia al padre che allo zio e vorrebbe evitare di far soffrire uno dei due. Ma la vita lo pone davanti ad una scelta e fra gli affetti e la voglia di libertà, vince quest'ultima. E così, malgrado l'evidente dolore del padre, Shirab scappa e si imbarca con lo zio su una nave mercantile, convinto di rincorrere mille avventure che potrà, poi al suo ritorno, raccontare al padre e agli amici. Un novello Ulisse di Joice che, affamato di conoscenza, non riesce a non andare incontro al suo destino.

Alla lunga la vita sulla nave si rivela, però, meno facile del previsto. Nonostante questo, il piccolo marinaio tiene duro perché la voglia di vivere e di sperimentare è più forte di ogni sofferenza. E c'è lo zio ad appoggiarlo e consolarlo e questa vicinanza impedisce a Shirab di sentirsi effettivamente solo.

A questo punto della storia c'è un primo leggero cambio stilistico nel racconto, perché ogni puntata diventa una storia a sé che narra un'avventura particolare, con un inizio ed una fine. E qui è tutto un riprendere da vecchie leggende e fiabe arabe e non, riadattate e riviste nei particolari, per essere comprese dai bambini che sono il target di riferimento specifico a cui il cartone animato è rivolto. C'è la puntata dedicata ai lillipuziani con Shirab che rifà quella che era stata la parte di Gulliver. Ma nelle avventure del marinaio, e dell'equipaggio della sua nave, ci sono anche scontri con mostri marini ed incontri da sogno con sirene ammaliatrici (con nuovamente qualche richiamo alla mitologia classica con le vicende di Ulisse) fino all'arrivo di quell'evento che in tutte le fiabe per bambini arriva a spezzare la monotonia del racconto e a rimescolare le carte in tavola per poi, forse, rimettere dopo tutto al suo posto. Una balena bianca (chi non ricorda Pinocchio?) che scatenerà una serie di eventi che segneranno un'ulteriore rottura nel racconto: si cambia passo e gli eventi si susseguono, con uno stile diverso, con più velocità.

Shirab il ragazzo di Bagdad
Shirab, Ara e Alì Babà
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A cambiare più di tutti è il protagonista. Infatti, la figura di Shirab subisce una sorta di crescita. Il naufragio causato dall'attacco della balena, dunque, "butta" i marinai naufraghi su un'isola apparentemente deserta, ma che in realtà nasconde mille insidie. Qui Shirab viene separato con la forza dallo zio e sarà una separazione in un certo senso catartica. Infatti, dopo questo strappo dovrà imparare a cavarsela da solo, non senza difficoltà. Ma sarà una dolorosa crescita come, anche nella vita reale, è sempre il processo di sviluppo

La figura di Yasmine, poi, ricorda un po' quello che nelle favole europee - e italiane in particolare - è il grillo parlante. Shirab dunque cresce, matura, diventa uomo (sempre nel rispetto di quelli che sono, però, i canoni delle storie per bambini) ma continua a vivere avventure fantastiche che, infatti, si adattano alla sua nuova condizione di ragazzino che deve badare a se stesso. E' in questa seconda parte della serie che le avventure diventano più "da adulto" anche se i tratti dei disegni continuano a mantenere quella fanciullezza tipica del cartone animato. E così Shirab incontra i quaranta ladroni e Sherazade, ma spesso dei personaggi storici hanno solo il nome e nulla che richiami la storia originale araba. Non avevamo esordito dicendo che il cartone animato è molto liberamente tratto da "Le mille e una notte"?

Shirab il ragazzo di Bagdad
Shirab il ragazzo di Bagdad
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Nippon Animation

Fra i vari personaggi che di volta in volta compaiono sulla scena, due in particolare sono importanti nell'intreccio della storia e, guarda caso, appaiono proprio in questo secondo momento del racconto. Sono i due piccoli amici che Shirab incontra sull'isola e che gli faranno compagnia nei momenti difficili ed in quelli più gioiosi. Anche in questo caso, i due personaggi rispettano un po' quello che è il gioco delle parti e sono un concentrato di stereotipi e di caratteri ben definiti e senza sfumature per essere facilmente riconosciuti - e compresi - dal pubblico dei più piccini. Nelle intenzioni degli sceneggiatori, c'è sempre bisogno di qualcosa di rassicurante e in questo caso la parte della sicurezza è ricoperta da Ari ed Alì che anche nei nomi rispettano le tradizioni.

Ma continuiamo con la nostra storia. Nonostante le tante avventure vissute, che sono poi quello che Shirab sognava prima di partire, il suo pensiero corre sempre al padre e allo zio. Cosa farà il suo vecchio genitore a Bagdad? E lo zio che fine avrà fatto? Riuscirà a ritrovarlo?

Alla fine il lieto fine è d'obbligo. Tutte le vicende avranno il loro epilogo felice, che però non sveliamo per non rovinare la sorpresa a quanti non hanno mai seguito il cartone animato.

"Shirab, il ragazzo di Bagdad", pur nella semplicità della storia raccontata, ha però un suo fascino e racchiude alcune sorprese. Fra le curiosità da segnalare, c'è il nome del protagonista che ha subito una simpatica trasformazione. Nella versione originale, infatti, il nome del ragazzino era Sinbad, ma per problemi legati ai diritti d'autore nella versione italiana, al momento della traduzione, è stato cambiato in Shirab. Nome che conserva anche nella sigla.

La serie, che come abbiamo già detto è rivolta principalmente ad un pubblico di spettatori giovanissimi, risulta curata nei particolari un po' sotto la media rispetto agli standard dell'epoca (la serie è stata messa in onda in Italia per la prima volta i primi anni degli anni Ottanta). Nel complesso, inoltre, il soggetto non sembra particolarmente originale e le storie sono riprese in gran parte da vecchi racconti e fiabe storiche, pur se con un certo riadattamento. Di veramente nuovo e creato ad hoc risulta esserci veramente poco.

Dalla serie è stato poi tratto un ampio merchandising fatto di libri, fumetti, figurine e tanto altro. Nonostante all'epoca la serie abbia riscosso molto interesse, inspiegabilmente le puntate del cartone animato non sono mai state riproposte in anni più recenti, forse perché - a differenza di altri cartoni animati - è considerato per i giovani telespettatori moderni troppo ingenuo nella storia e abbastanza semplice anche nei disegni che non sono allo stesso livello di un altro famoso cartone animato della Nippon Animation, L'Ape Maia.

Shirab il ragazzo di Bagdad rappresenta un modo ideale che non esiste più neanche nei cartoni animati moderni, un mondo in cui i buoni sono veramente buoni - e alla fine vincenti - e i cattivi lo sono fino in fondo e senza possibilità di redenzione. Un prodotto vintage che esprime i valori di quell'epoca e di quella società e vale la pena seguirlo, anche solo perché lo spettatore non avrà paura di trovarsi di fronte a spiacevoli sorprese. La trama è già vista e già vissuta, ma chi dice che sia sempre e comunque necessario il colpo di scena per potersi godere fino in fondo un cartone animato di altri tempi?

Shirab il ragazzo di Bagdad copyright © Nippon Animation e degli aventi diritto. vengono qui utilizzati a scopi conoscitivi e divulgativi.


 

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