Stigma
(Kazuya Minekura)
Kazuya
Minekura ha raggiunto la fama con un'opera che in tutto
il mondo ha ottenuto uno straordinario successo: Saiyuki.
Frazionata in più serie (Gensomaden Saiyuki, Saiyuki Relod
e Saiyuki Gaiden), la storia a fumetti è ispirata al un
grande classico della letteratura cinese di Wu Cheng'en
(noto in Italia col titolo di Viaggio verso Ovest o de
Lo Scimmiotto) ed è stata trasposta in una serie animata,
più volte trasmessa in Italia dall'emittente MTV e recentemente
integrata da un seguito già di grande successo in Giappone.
Della misteriosa autrice, della quale è noto lo pseudonimo
ma è tenuta ben segreta la vera identità, giunge finalmente
in Italia un'opera che, nello straordinario universo giapponese
del manga, possiede la rara e prestigiosa caratteristica
d'essere stata concepita e realizzata interamente a colori.
Protagonista è un uomo senza nome, che vaga per un mondo
silenzioso e grigio dopo essersi risvegliato in un posto
che non conosce, con una borsa piena di denaro ma privo
di memoria. Premessa, questa, sufficiente a lasciar percepire
la vena critica di Minekura Sensei: la Maestra colloca
il suo protagonista sulla terra straziata da una catastrofe
atomica, che non gli ha lasciato altro che tanti inutili
quattrini, tanta solitudine e nemmeno una briciola di
coscienza della propria identità, a significare che tutto
potrebbe ripetersi da un momento all'altro. Nemmeno la
vista di un cielo azzurro o il piacere del canto degli
uccelli allietano le giornate del tetro protagonista di
Stigma: nella densa foschia, nessun battito d'ala, perché
nemmeno un uccello è sopravvissuto, e con l'azzurro del
cielo e con gli uccelli se n'è andata quella grande possibilità
- che tanto spesso, per distrazione, l'uomo si nega -
di gioire per le piccole cose.